Dangerous by Susan Fast, (Volume 100 – 33 1/3), Bloomsbury; 01 edition (20 Nov. 2014) £9.99/$12.86 4.8 x 0.5 x 6.6 inches; 168 pages. Paperback. ISBN: PB: 978-1-6235-9; ePDF: 987-1-6235-6102-4; ePub: 987-116235-6156-7
Review by Karin Merx BMus, MA, editor of The Journal of Michael Jackson Academic Studies, and co-host of Michael Jackson’s Dream lives On: An Academic Conversation
Karin Merx, “Recensione Accademico libro Dangerous“, Translation by Grazia28, https://grazia28.wordpress.com/2014/11/07/dangerous-un-album-monumentale-by-karin-merx/
Recensione originale qui: http://michaeljacksonstudies.org/dangerous-by-dr-susan-fast/
REFERENCE AS: Merx, Karin, “Recensione Accademico libro Dangerous” (academic Book Review Dangerous)” Book review, The Journal of Michael Jackson Academic Studies, 1, no.3 (2015). Translation Published electronically 07/11/14. https://grazia28.wordpress.com/2014/11/07/dangerous-un-album-monumentale-by-karin-merx/. Originally published electronically 22/09/14. http://michaeljacksonstudies.org/dangerous-by-dr-susan-fast/
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Recensione Accademico libro “Dangerous”,
di Karin Merx
Un Album Monumentale
Susan Fast ha strutturato il libro dividendo le canzoni dell’album Dangerous in categorie: ‘Noise’ (Rumore), ‘Desire’ (Desiderio), ‘Utopia’ (Utopia), ‘Soul’ (Anima) e ‘Coda’ (Epilogo): Dangerous. Prima di iniziare l’analisi delle canzoni, lei colloca il lavoro nel contesto storico, individuando i problemi legati a Jackson, per chiarire che l’album non segna la fine della sua carriera, ma piuttosto l’inizio della sua vita matura. Susan Fast esplora l’uso del suono in Dangerous, l’adattamento di Jackson dell’hip-hop e la musica classica attraverso la propria interpretazione e integra i suoi cortometraggi nel discorso.
Lungo il percorso, Fast demistifica le principali storie sulla vita di Jackson e spiega in dettaglio come ha combattuto contro il razzismo e altre questioni globali, pur mantenendo il suo senso di sé come un (etero) sessuale. Uno sguardo più attento di esso rivela che egli non è affatto il ragazzo che i critici descrivono con ostinazione. E per contrastare queste storie, Fast, descrive un uomo maturo intellettualmente, un artista che sapeva esattamente cosa stava facendo e perché lo ha fatto.
Nei primi due capitoli, ‘Rumore’ e ‘Desiderio’, Fast discute le prime sei canzoni dell’album. Le disseziona, le classifica nel contesto previsto di Jackson e ciò che i critici hanno detto di esse. A un certo punto, si chiede se lei abbia guardato gli stessi cortometraggi dei critici a quel tempo lì. Descrive in dettaglio le efficaci sonorità che ha utilizzato Jackson, come suoni “non musicali”. Scrive che questi suoni in Dangerous, sono qualcosa di speciale, in particolare il vetro frantumato nella “Panther Dance” in cui Jackson ‘scatena la sua profonda rabbia contro il razzismo strutturale’.
Nel discutere la copertina dell’album di Mark Ryden, dove il globo è il fulcro del dipinto, Fast definisce l’idea fondamentale al centro dell’album come: ‘qualcosa che si rompe, si è rotto.’ Jackson, ovviamente, ha usato i suoni non strumentali come un indicatore per la critica e ha incorporato l’hip-hop nel paesaggio sonoro, ma lo ha fatto secondo la sua arte. In questo album, comincia a utilizzare la sua voce sempre più su uno stile grezzo, aggiungendo perfino una struttura granulare, “nerezza”, il machismo nel rumore e pericolo.
Fast parla anche degli insulti che ha dovuto sopportare Jackson in relazione al genere e all’appartenenza sessuale. Spesso è stato relegato tra il fatto di essere percepito come l’uomo più sexy della terra o un autolesionista che distrugge il suo volto per essere un mostro. L’autore stesso confuta il parere dei critici che suppone che, la sensualità, appassionata delle performance di Jackson deve essere necessariamente riportata nella vita di tutti i giorni come dovrebbe. In caso contrario, i critici percepiscono le prestazioni come un vero falso pretesto. Ma Jackson era un maestro nel mostrare l’intensità del suo corpo sensuale nelle performance. Secondo Fast è una fusione di dolcezza e dinamiche erotiche che ha portato i fan a credere che lui fosse l’uomo più sexy di sempre.
Jackson ha raggruppato le canzoni dell’album, naturalmente, per offrire diverse visioni sull’amore, e il suo messaggio è che l’amore può essere complicato e crudele. Qui Jackson rivela che stava usando una strategia importante, dal momento che egli stesso appare come timido, umile, rispettoso e altruistico, sia sul palco che fuori di esso.
Dopo le prime sei canzoni, arriviamo al tema di ‘Utopia’, intesa in senso d’evasione dalla realtà e il misticismo. Questa parte è incentrata su Heal the World (settimo dei quattordici brani), che è visto come “come un’importante perno tematico”, perché porta l’ascoltatore ad una visione altrettanto inquietante di utopia. Le canzoni sono al centro del disco e Jackson offre due visioni utopiche: una visione più ampia di essa e sulla questione della razza. Per la prima volta, sono introdotti i bambini e si può sentire le loro voci nella musica. In realtà, è in questo album che Jackson utilizza le voci dei bambini per la prima volta. Ma, scrive Fast è importante sapere, che non lo ha fatto basandosi sull’idea convenzionale che il futuro appartiene ai bambini. La canzone suona bianca, e nonostante sia evidente l’abilità di Jackson di fare canzoni dal suono “nero”, semplicemente non è quello che vuole a questo punto, con questa particolare canzone.
In Black or White, Jackson sembra mescolare le convenzioni musicali bianche e nere, come nella sezione di rap nero, eseguito da un musicista bianco, mentre la parte bianca di rock è cantata da Jackson stesso, un artista nero. Ella mette in evidenza il cortometraggio, per discutere della politica razziale di Jackson e di come magnificamente prende il ruolo di direttore per lo spettacolo nel suo epilogo finale.
Nella “Panther Dance” è dove ritornano i suoni non strumentali, utilizzati in forma di protesta. La visione di Jackson non è stata capita dal pubblico in generale o non immediatamente accettata, che lo ha costretto a rivedere la “Panther Dance” con l’arte dei graffiti, per rendere il segmento più comprensibile agli spettatori. Fast trae la conclusione che la circoncisione della “Panther Dance” è stato un atto violento contro Jackson come artista e fatto con lo scopo di “proteggere la sensibilità dei bianchi”. Ma si chiede il motivo per cui lui abbia rinunciato. Jackson era consapevole del fatto che il pubblico non era ancora pronto a confrontarsi con il razzismo strutturale?
Nel capitolo intitolato ‘Soul’, Fast, mirabilmente scompone l’arte della copertina di Mark Ryden, e indica che Jackson ha dato di per sé un significativo contributo all’immagine. Considerato che Jackson era un uomo molto colto, e un serio studioso di storia e di storia dell’arte, il riferimento all’arte religiosa rinascimentale nel suo lavoro, non è in realtà priva di senso. La copertina è divisa in tre parti come un trittico, con gli occhi di Jackson dietro una maschera posta al centro. Ma oltre a questo ci sono tracce dell’arte surrealista che può essere percepita contraddittoria. Si tratta di una copertina di un album complesso che utilizza immagini ricche e ambigue. Alla fine ipotizza una qualche relazione con la copertina dell’album “Sgt.Pepper” dei Beatles e la descrive come l’acquisizione di una visione ampia del mondo o teologica di Michael Jackson.
Le quattro canzoni che seguono (Give In To Me, Will You Be There, Keep The Faith e Gone Too Soon) sono il cuore e l’anima del disco, perché iniziano a concentrarsi davvero sulla ‘tormentata lotta personale e la quasi redenzione’. Non c’è moralismo, senza bambini e nessun rumore. Qui si può leggere come Jackson cerca di fondere il genere musicale: rinascimentale, classica e rock. L’artista ha la capacità, in ogni momento, con la sua impeccabile voce, in tutti i registri vocali, che utilizza in tutta la sua purezza e versatilità per la sua espressione più piena.
Fast ha anche analizzato il modo in cui Jackson impiega la Nona Sinfonia di Beethoven. Tuttavia, invece di risolvere la questione musicale (caratterizzata da dissonanza musicale) come fa Beethoven nel passaggio che segue, Jackson, si permette di soffermarsi. Questo richiama alla mente il concetto di polifonia rinascimentale: ‘le voci sono una reminiscenza del ‘coro dei bambini’. Ma, la cosa più importante a questo punto è come Jackson torna alla musica nera della chiesa; dando alla comunità una voce. Nel gruppo delle quattro canzoni (Keep the Faith, Will You Be There, Give In To Me e Who Is It), scrive Fast, Jackson intraprende un cammino spirituale, soprattutto in base ai diversi linguaggi musicali. Secondo Fast, i cortometraggi dei tre brani citati, non supportano in modo efficace la musica, sostenendo che uno dei motivi è il fatto che Jackson non danza, e in questo sono d’accordo con l’autrice.
Fast, quindi, conclude che questo gruppo di canzoni esprime la lotta interiore di Jackson con la religione, l’anima, il tradimento e la redenzione; tematiche serie degli adulti, dice. E il conflitto psicologico dell’artista è raffigurato in modo meraviglioso sulla copertina, combinando le tradizioni d’arte classica e semplice insieme. Questo album non può essere relegato alla mera capacità di raggiungere il successo commerciale, ma si tratta di un lavoro musicale sull’unità della società.
Con il brano “Dangerous”: epilogo (che letteralmente significa ‘ ritornare al principio ‘), Jackson ritorna all’uso dei suoni non strumentali, e del suo respiro. Fast descrive l’uso del respiro di Jackson come componente di una sonorità primordiale, che sul piano fonetico funge da collegamento di tutta la partitura musicale dell’album. Fast definisce “Dangerous” la più ambigua e femme fatale (donna fatale) canzone di Jackson. Inoltre osserva che tutte le sue canzoni femme fatale hanno storie molte diverse che meriterebbero ulteriori approfondimenti.
Infine, quando si arriva alla fine del disco e di questo eccellente libro, Fast dice, che Jackson era nel suo momento migliore quando si è esposto politicamente e interessato alle giustizie sociali. Plaude Dangerous, come un album monumentale, l’album che segna il punto in cui l’artista ha completamente raggiunto la sua piena maturità artistica.
Benché ci siano voluti 99 libri della serie Bloomsbury, prima di dedicare il 100° numero a Michael Jackson, mi fa piacere che il lavoro sia stato fatto da Susan Fast. Come musicologa, lei è assolutamente competente di scrivere sulla complessità della musica di Jackson, che offre una visione chiara sul suo processo di lavoro. Situando l’opera in un contesto culturale di razzismo, politica, genere e la sessualità, fornisce, anche per chi non è un musicista, un’eccellente esperienza di lettura e una buona panoramica critica. Soprattutto, perché rende chiaro, che Jackson ha agito consapevolmente come compositore e artista, con la sua voce versatile, il corpo e l’arte che si fondono per trasmettere un messaggio importante. L’analisi di Susan Fast chiarisce anche che Jackson è stato in grado di comunicare abilmente il suo messaggio attraverso la compilazione del disco stesso. Questo libro fornisce una necessaria analisi approfondita della musica e l’arte di Jackson. Speriamo che questo faccia tacere per sempre i tabloid! Altamente raccomandato … e non dimenticate di ascoltare e guardare di nuovo!
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Karin holds a BMus degree in Classical Music, and B.A., M.A. degrees in Cultural Studies with a specialisation in Art History, spent 20 + years teaching music, and enjoys teaching about the subjects she loves like art, music, cultural philosophy, art history, and cultural history. Karin is musician and visual artist, and enjoys illustrating books and book covers. Her research interests are popular culture, cultural philosophy, music, and art history. She is a professional academic, artist, editor of The Journal of Michael Jackson Academic Studies and together with Elizabeth Amisu host of Michael Jackson’s Dream Lives On: An Academic Conversation. She is the author of the academic book, ‘A festive parade of highlights. La Grande Parade as evaluation of the museum policy of Edy De Wilde at the Stedelijk Museum Amsterdam’ published with academic publisher Eburon. This landmark publication, currently exclusively available in Dutch, is the first of its kind that focuses solely on De Wilde and his tenure as the director of the Stedelijk. It is therefore an indispensable source for students and researchers on museum history and modern art in the twentieth century.
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